L’architettura e la musica si sono inseguite per secoli: esse si incontrano nei piedi.

Vi è un insieme di emozioni, in particolare la commozione, che sorge nella contemplazione di un paesaggio con rovine, osservando l’effetto del tempo su un tempio: rovine, macerie, frammenti sparsi come i caduti in un campo di battaglia… 

Rovine nel Parco archeologico di Velia
Rovine nel Parco archeologico di Velia, foto mia

Tale commozione è viva solo in presenza di rovine di opere costruite seguendo canoni proporzionali di bellezza. Le regole formali di edificazione consentono dal dettaglio, ad esempio un capitello o un frammento di colonna, di intuire l’intera opera, come si trattasse di un frattale.

L’effetto del tempo sul piede provoca emozioni del tutto simili, nella contemplazione del piede, per l’osservatore consapevole e attento: c’è la “concìnnitas” naturale e le proporzioni rimangono intatte, pur nell’impressione dovuta agli effetti del tempo.

Quel che si conserva, nel processo di sprofondamento nel passato, è l’armonia delle proporzioni, che – se attuale – dal dettaglio consente l’intuizione del tutto atemporale dell’essenza (anima) dell’organismo vivente, nel pieno della sua bellezza formale ed energia vitale.

La concinnitas è simmetria, armonia che è equilibrio delle parti rispetto al tutto (Leon Battista Alberti, De l’architettura).

Nella visione dell’architetto John Ruskin è impossibile in architettura restaurare, come è impossibile resuscitare i morti: il pregio dell’edificio antico risiede proprio nella sua età, in quel senso di larga risonanza e di misteriosa partecipazione che sentiamo presenti nei muri a lungo lambiti dagli effimeri flutti della storia umana. 

Il fascino della patina dovuta al tempo, il Sublime che si trova nelle rovine, sono visti da Ruskin come elementi di base nella valutazione di un’architettura, di cui è possibile osservare la drammatica, pregnante e significativa fase del disfacimento. 

“Nell’architettura, la bellezza aggiunta e accidentale si trova più spesso nelle rovine e consiste nella caducità, dato che si trova nel sublime delle lacerazioni o delle fratture, o della patina, o della vegetazione”, che rendono l’architettura simile all’opera della Natura e le conferiscono quel colore e quella forma che sono universalmente preferiti dall’occhio dell’uomo. 

Similmente avviene per quella sublime architettura che è il piede umano, atto a sostenere l’intero peso del corpo in movimento, formatosi secondo proporzioni armoniche e costanti, che come per l’opera architettonica consentono l’intuizione atemporale del tutto (dell’anima come forma ed energia formante) a partire dal piede carico di anni, di callosità, deformità, dovuti al trascorrere degli anni e all’esperienza di vita.

Così, nel circolo ermeneutico “parti – tutto” (piedi – corpo) e “mani – piedi” (operatore – ricevente) dalle proporzioni si risale alla forma originaria e alla forza vitale primigenia del ricevente. Nell’esplorazione tattile dell’operatore, l’esperienza della vita rappresa nel piede attuale giunge come echi del passato, frequenza prospettica da far risuonare nel vuoto dell’ascolto, e il carico emotivo viene liberato e restituito al ricevente come un flusso polifonico, accordato nei rapporti dei suoni armonici naturali, in un concento depurato da disarmonie e da sofferenza.

Il circolo ermeneutico del tutto e delle parti – interpretare corpo e piedi come un testo – realizza in modo unitario e intuitivo il nesso fra vita, espressione e comprensione. Possiamo comprendere le parti di un essere vivente solo a partire da un’idea generale dell’intero, ma possiamo acquisire questa comprensione del tutto solo capendo le sue parti, ovvero nel nostro caso i piedi.

Entrare nel circolo nella giusta maniera è fare vuoto, in modo da diventare cassa di risonanza per l’unità organica dell’essere vivente, proprio come la cassa armonica di uno strumento: eliminare ogni precomprensione di come stiano le cose, nel piede, nel corpo, nelle persone e nel mondo, e porsi in ascolto. Il ritorno dalla parte al tutto, dal piede al corpo, risuona al ricevente come nitida e accordata percezione di sé, nell’armonia delle dimensioni dal materico al sottile.

La comprensione del piede come parte del tutto passa anche dall’esperienza visiva, infatti le proporzioni che si avvertono col tatto si rispecchiano nella forma sensibile alla vista.

Nel piede riscontriamo la concìnnitas nel rapporto aureo, serie numerica e spirale di Fibonacci, la concìnnitas è fatta di rapporti matematici, misurabili. 

Queste regolarità proporzionali si conservano inalterate nel tempo, e aiutano l’osservatore consapevole a ritrovare l’insieme formale dello splendore originario dell’opera, dell’organismo.

Spirale aurea

 

Il rapporto aureo 1:1,618 è alla base della percezione della bellezza, nell’arte e nella natura.

La spirale aurea (sezione aurea) di Fibonacci è molto usata in architettura, e si riscontra nella pianta del piede, il rapporto fra le lunghezze delle due parti è uguale al rapporto fra la lunghezza dell’intero segmento e quella della parte più lunga: la proprietà matematica della successione è che ogni elemento (a partire dal secondo) è uguale alla somma dei due precedenti. 

Tempio nel Museo Archeologico Nazionale di Paestum
Tempio a Paestum, foto mia

Il rapporto 1,618 è anche alla base della struttura anatomica del piede.

Sezione aurea e piede

Retropiede o parte b (segmento più corto), avampiede o parte a (segmento più lungo), piede intero o parte C. Si noti che il punto di separazione fra “a” e “b” coincide con l’incontro delle “effe” disegnate sulla pianta: i fori armonici del violino che ho scelto come definizione geometrica della pianta del piede nel logo de Dai Piedi al Cielo.

Logo de Dai Piedi al Cielo, con le effe fori armonici
Logo de Dai Piedi al Cielo, con le effe fori armonici

La forma dei fori a effe nella cassa armonica degli strumenti ad arco deriva dallo sviluppo di una sfera su un piano bidimensionale, come un’unica linea che ne percorre per intero la superficie con riferimenti alla serie di Fibonacci, e in parte alla spirale di tipo clotoide, detta anche di Eulero. Da qui la forma delle effe a due spirali a specchio.

Spirali di Fibonacci e sezione aurea nella pianta dei piedi:

Spirali di Fibonacci nelle piante dei piedi
Spirali di Fibonacci nelle piante dei piedi

Utilizzando un mirino con impressa la spirale aurea di Fibonacci, con qualsiasi piede si nota che il metatarso ospita perfettamente la spirale, la quale segue la linea di attaccatura delle dita. L’alluce occupa il segmento corto della sezione aurea, le altre 4 dita il segmento lungo.

Metatarso e spirale di Fibonacci giustapposti

Il piede si suddivide in parti con diverse proporzioni basate tutte sulla serie di Fibonacci:

  1. Punto di incontro delle effe, sesto Palazzo.
  2. La parte più larga del piede
  3. La base della linea alluce – quinto
  4. Base del secondo dito.
Le serie Phi del piede, serie di Fibonacci e parti della pianta del piede
Le serie Phi del piede, serie di Fibonacci e parti della pianta del piede

 




Roberto Ellero
Operatore olistico di riflessologia plantare taoista musicale. L'esperienza di vita è unica, individuale. Ma d'altra parte si usa parlare di metodi di riflessologia plantare. Per praticità, definisco il mio rapporto col piede come metodo di riflessologia plantare musicale. Coincide col mio dharma. Esso deriva dall’integrazione interiore alchemica di vari strumenti di indagine, con cui ho ampliato la mia coscienza e sensibilità, ne riporto alcuni: la pratica esecutiva e di ascolto nella musica colta occidentale, studi letterari e filosofici, l’utilizzo autoriale del Web e della multimedialità per approfondire le sinestesie, la pratica del tango argentino, la pratica devozionale tantrica di mano destra Guru Yoga nel buddhismo tibetano Karma Kagyu, la pratica tantrica di mano sinistra del trattamento taoista del piede. E' un metodo, ma funziona solo con le mie mani.