Agire sul piede è agire sul cammino: la direzione che imprime il piede al nostro cammino non è solo la direzione che ci orienta nel mondo fisico.
Se è vero che, governato dalla mente, il piede è strumento di progetti e risente di messaggi spesso sovrapposti e anche contraddittori – nella quotidianità convulsa -, il silenzio è la frequenza ideale per lasciare al piede la direzione della vita, o meglio al piede che contiene un elemento spirituale nel fisico.

La quiete silenziosa ci rivela le cose essenziali della vita: rallentando il ritmo del passo e raccogliendoci nel silenzio, possiamo tornare ad assaporare la realtà che ci circonda.

Non siamo fatti di parti fra loro separate, come avviene nelle macchine, e i piedi sono non meramente fisici, ma hanno un elemento spirituale nel fisico. Quella forma spirituale del corpo che può mostrare la sua presenza solo in alcune occasioni particolari, un corpo più sottile contenuto nel corpo più grezzo, denso.
Il trattamento del piede può essere concentrato su questa forma eterica del corpo, in questo modo i riflessi dei tracciati delle mani sul piede portano al ricevente l’immagine del proprio volto, il messaggio ritrovato del progetto di vita, la strada bianca che riconduce alla meta.

«Ma non manifestano tutte le cose corporee un impulso a spiritualizzarsi? Che cos’è dunque il profumo di un fiore e quale sarà la spiritualità degli effluvi dei corpi profumati che durano per anni senza svanire? Non vuole ogni cosa farsi aria per ricongiungersi a questo elemento puro e sacro che preferirei considerare come un essere autonomo e indivisibile, la cui forza trasmuta e rende simile a sé tutto quello che contiene per quanto diverso possa essere?» F.W.J. Schelling, Clara, pag. 61, Zandonai 2009.

Krishna massaggia i piedi di Radha RaniTutte le cose in essenza tendono a un’esistenza più libera, sgravata da ogni legame, e i piedi risuonano di questa aspirazione, dell’essenza spirituale della nostra corporeità: essi ci inoltrano nei reami che corrispondono, per la goccia, all’oceano. Una volta lasciata alle spalle l’ansia della dissoluzione nell’indistinto, di farsi riconoscere, per la paura di obliare se stessi e perdersi nell’aria come un odore, avviene l’estasi e l’abbandono anziché la confusione nell’indistinto: la goccia nell’oceano rimane una goccia anche se non distinguibile dalle altre.

La meditazione sul piede, in cui consiste in buona sostanza il trattamento del piede, rifonda dal suolo più profondo della natura la forza vitale per poi innalzarne i fiori fino al cielo, nel naturale percorso che non è scendere dall’alto in basso (dalla mente alla radice) ma elevarsi dal basso. E’ simile alla passeggiata senza meta, ma avviene senza passi, privi di guida della mente condizionata: chi riceve incontra di volta in volta spunti del paesaggio, sensazioni, idee, sollecitati dal contatto con le mani guidate dall’apertura all’ascolto.

Si tratta di un ascolto nel silenzio, reciproco: la stretta della mano al piede propone un accordo, invita a consentirsi di essere nel vuoto, per gradi, progressivamente nel tempo, senza volontà di avere un sopravvento.
Similmente a quanto avviene nella pratica dell’ascolto musicale, si scopre che la pausa (il silenzio in musica) è il periodo di tempo in cui si può sentire per qualche attimo la nostalgia più vera che è quella per la trascendenza, per l’invisibile sotteso al visibile.

Negli spazi di silenzio, come nelle estese radure vuote senza vie, ci si accorge dell’essenziale, che nell’esistenza ordinaria è sommerso dal rumore di mille sollecitazioni. La guida del ricevente, e anche di chi attua il trattamento, è l’orientamento alla radura, il consiglio sottile a percepire fra mille una sollecitazione, la sola che conta nel cammino, scolpita nel deserto tutto intorno.

Il suo segnale è minimo, lieve, serve silenzio per coglierlo. Ma il suo ascolto determina i passi anche dopo i trattamenti.

Srimati Radharani's Lotus Feet

 

 

 

 

 

 




Roberto Ellero
Operatore olistico di riflessologia plantare taoista musicale. L'esperienza di vita è unica, individuale. Ma d'altra parte si usa parlare di metodi di riflessologia plantare. Per praticità, definisco il mio rapporto col piede come metodo di riflessologia plantare musicale. Coincide col mio dharma. Esso deriva dall’integrazione interiore alchemica di vari strumenti di indagine, con cui ho ampliato la mia coscienza e sensibilità, ne riporto alcuni: la pratica esecutiva e di ascolto nella musica colta occidentale, studi letterari e filosofici, l’utilizzo autoriale del Web e della multimedialità per approfondire le sinestesie, la pratica del tango argentino, la pratica devozionale tantrica di mano destra Guru Yoga nel buddhismo tibetano Karma Kagyu, la pratica tantrica di mano sinistra del trattamento taoista del piede. E' un metodo, ma funziona solo con le mie mani.