I microsolchi nei dischi in vinile somigliano ai dermatoglifi dei piedi (le impronte digitali). Per analogia la puntina in diamante che “legge” i microsolchi è simile alle dita della mano, che “leggono” le piante dei piedi nel trattamento di riflessologia, percorrendo i solchi dei dermatoglifi. Il suono su disco in vinile è riprodotto in modo analogico: per la riproduzione l’informazione sonora viene letta con una puntina posta sul solco inciso. La rotazione del disco fa sì che la puntina generi vibrazioni tradotte in suono dal trasduttore fonorivelatore.
Analogamente, i movimenti delle dita delle mani percorrono i solchi dei dermatoglifi dei piedi, e il corpo dell’operatore li traduce in sonorità, nelle emozioni della vita vissuta dal ricevente. La traduzione in musica del piede richiede un sesto senso che la rende udibile, e che traduce in danza il movimento delle mani, le quali in risposta suonano il piede come se fosse uno strumento musicale, con accenti che fanno da specchio al sentire del ricevente e ne liberano le energie riparatrici.
Alla base di sensibilità non comuni sta sempre la pratica, e l’amore per l’oggetto di conoscenza. La pratica deve essere costante e di importante durata (anni).
E’ noto il caso dell’audiofilo Arthur Benner Lintgen, un uomo che vede quello che gli altri sentono: ha la sorprendente capacità di “leggere” con gli occhi le registrazioni musicali su vinile: la sua abilità è strettamente limitata alla musica orchestrale classica dell’ottocento.
Lintgen è un appassionato di musica classica, musicofilo e melomane oltre che audiofilo. Riesce a identificare solo la musica che conosce e garantisce riscontri solo nella musica orchestrale che va da Beethoven ai giorni nostri.
“Ho una conoscenza della struttura musicale e della letteratura”, ha detto. “E posso correlare questa struttura con ciò che vedo. I passaggi forti riflettono la luce in modo diverso. In termini grossolani, sembrano argentati. I solchi nei passaggi forti hanno un aspetto più frastagliato, a denti di sega. I passaggi soft sembrano più neri.”
La capacità di riconoscere a occhio nudo le composizioni dipende dalla pratica di ascolto e dalla conoscenza approfondita dell’oggetto di indagine.
L’esempio di Lintgen serve a indicare che la pratica in generale consente di maturare sensibilità non ordinarie, e di aprire nuovi mondi di percezione, di ascolto e di contemplazione, che rimangono sconosciuti ai più.
Così avviene per i piedi: dopo centinaia di trattamenti di riflessologia plantare, sempre con un’intensa intenzione di lettura, ho sviluppato la capacità di ascoltare quello che gli altri si limitano a toccare. Questo può avvenire per sensibilità tattile applicata ai dermatoglifi, ma naturalmente anche a tutte le altre caratteristiche della pelle, morfologiche e anche sottili (aspetti di frequenza, vibrazione). Queste ultime vengono riconosciute grazie, fra l’altro, a una sensibilità di ascolto che ho maturato in decenni di pratica di ascolto della musica colta di tradizione occidentale. La nostra tradizione musicale, dal ‘500 in avanti, è uno strumento straordinario di indagine delle emozioni vissute e delle loro relazioni col corpo. Emozioni, esperienze, traumi e conflitti, tutto viene registrato e impresso nel corpo: il piede conserva e trasmette alle mani sensibili tutti i luoghi incontrati nel proprio cammino di vita.
Quando mi viene chiesto: “cosa ti ha detto il mio piede?” rispondo che mi ha comunicato molte cose, ma non me le ha dette con parole, ma in un modo musicale, similmente a come la musica fa nascere in noi un’emozione, uno stato d’animo, un sentimento, e tende a muovere il corpo per esprimerla.
Oltre alla pratica di ascolto della musica è necessario avere esperienza di come agisce dentro di noi la comprensione dell’oggetto musicale e del suo significato: movimento e musica possiedono una struttura profonda che li accomuna, determinata da avvicinamenti e allontanamenti dalla forza di gravità della terra (per il movimento) e da quella dell’attrazione tonale, per la musica: nel sistema tonale la tonica è il primo grado (la prima nota) della scala, un centro gravitazionale su cui è costruito ogni equilibrio melodico e accordale.
Nella mia pratica di trattamento del piede rimane sempre importante affinare la sensibilità di ascolto, dei segnali del corpo come dei segnali della musica che si è ascoltata nel corso della vita, in modo da aumentare la trasduzione dell’acustico (dell’ascoltato come “repertorio”) in tattile. E’ un processo senza fine.
Danzare la musica significa accogliere i suoni nel proprio corpo: si traduce in movimenti che disegnano lo spazio. Similmente, trattare un piede significa ascoltarne la musica corrispondendo col sentire nella danza delle mani che trattano il piede. Il movimento si attua nel corpo, nel modo con cui chi danza percepisce l’evento musicale. Similmente, il movimento delle mani agito dal piede si accorda allo stato d’animo del ricevente nella misura in cui l’operatore percepisce e comprende la lingua del piede: la musica dei piedi e la danza delle mani devono essere accomunate dalla stessa emozione.
A causa di questa costellazione di analogie, spesso dopo aver fatto un trattamento ai piedi, e per un tempo che può variare da pochi minuti a un’ora o più, avverto nel mio essere la stessa emozione, lo stesso stato d’animo dominante nel ricevente, e i relativi sintomi somatici.
Nella pratica di ascolto, la risposta delle mani è una danza sul piede, il dialogo piede-mano “accorda” e “suona” il corpo del ricevente e la sua energia, come si accorda e suona uno strumento musicale.
Per approfondire: riflessologia plantare musicale.
E’ interessante notare che la pratica costante e duratura nel tempo cambia notevolmente il metro di giudizio: ciò che si supponeva di conoscere come dato scontato si apre a orizzonti inediti e fa riscrivere la descrizione, l’immaginario e l’esperienza dell’oggetto della pratica, apre nuovi territori alla coscienza, che rimangono sconosciuti col solo ausilio della frequentazione di fonti teoriche, descrittive, libresche, formative, le quali servono a sostegno della pratica ma non possono sostituirla in alcun modo. Per chi non ha fatto questo percorso, un piede è un piede. Chi è in cammino sa che il piede è un mondo.
Così, per ogni oggetto di conoscenza, ogni giudizio dovrebbe essere sospeso fino a quando una frequentazione pratica di anni possa costituire una sufficiente base per una relazione autentica di dialogo fra sé e l’altro che desideriamo conoscere intimamente.
Sul piano dell’indagine scientifica, una ricerca del Max Delbrück Center for Molecular Medicine (MDC) di Berlino ha evidenziato che fra tatto e udito c’è un’affinità ancestrale: sensibilità tattile e acuità uditiva vanno di pari passo. Questo parallelismo è legato alla presenza di geni che intervengono in entrambi i processi e indicano una probabile ascendenza evolutiva comune dei due sensi, che sfruttano entrambi, sia pure in modo differente, recettori sensibili a variazioni di pressione, che trasformano in impulsi elettrici:
https://www.lescienze.it/news/2012/05/02/news/tatto_udito_sensibilit_fattori_genetici_comuni_sordit_usher-998503/