Parlando di trattamento del piede, ci si immagina subito un dito della mano e un punto, o zona, sul piede.
Ma dietro al dito c’è una persona (e il cielo), dietro al punto c’è un’altra persona (e la terra).
La dimensione verticale è rappresentata dall’operatore, quella orizzontale dal ricevente. Ma nel ricevente disteso sul lettino è il piede a raccogliere sulla pianta i due assi: il piede assume in sé la postura verticale, tallone-alluce come piedi-testa.
I due assi “terra-cielo” e “mondo di mezzo” (spalle, zona cardiaca) sono entrambi presenti, e in tutte le tradizioni della spiritualità, nella postura umana, e – se la persona è sdraiata (orizzontale) – essi sono nella pianta del piede, che si stende fra terra e cielo, fra tallone e sommità dell’alluce-testa.
E’ il piede a conservare l’asse verticale (terra-cielo, piedi-testa) e l’asse orizzontale (asse delle spalle), quando il ricevente è disteso supino sul lettino (vedi immagine): il trattamento – anche da questa prospettiva – si rivolge di riflesso al corpo intero a partire dal piede.
Il lavoro sul piede mette in relazione i tre piani, del mondo di mezzo, del basso e dell’alto: il cuore con il primo e col settimo chakra, con la terra e col cielo. Al fine di ottenere uno scambio equilibrato fra le due polarità, un albero ben piantato a terra, dal tronco stabile, con le fronde protese alla luce del cielo.
Se arriva la linfa dalla terra, scorre dalle piante dei piedi, arriva al chakra della radice, risale al cuore e su fino all’epìfisi che apre ai mondi dello spirito. Si trasforma l’ombra in luce, si incanala l’energia vitale che proviene dalla terra, ci si mette in pace con la propria sensualità e senso della bellezza, si percepisce la propria essenza animica.