L’abitudine a considerare il “suonare” (esecuzione, performance, lettura della partitura) l’unica o la più importante pratica connessa alla dimensione musicale, non considerando quasi l’altra fondamentale pratica che è l’ascolto, è stereotipo culturale di sfondo che si rappresenta nel trattamento del piede come prassi/azione di intervento indagine di “punti dolenti”, quasi che l’”esecuzione del piede” sia proattiva e degna di nota in sé.
Il facile riscontro della dolenzìa per la “lettura” del piede come interpretazione e finalmente diagnosi di un quadro ispettivo propedeutico al raggiungimento di obiettivi terapeutici, è in sostanza un mito. La vera azione risanatrice, che prima di tutto proviene dal ricevente stesso, è il risultato di attenzione/intenzione al piede.
“Attenzione” è qui sinonimo di concentrazione nell’ascolto. Ciò che si suona (il piede, con le mani) si ascolta con l’udito tattile e visivo che si affina col praticare. Ciò che si “intende” è l’orientamento di sé all’altro sub specie aeternitatis: l’intenzione tesa a trattenere l’atemporalità dell’oggetto della cura rappresenta una intensità che fissa al sempre il fuggitivo sensibile, come se esso si trasformasse in un fotogramma sempre proiettabile sullo schermo del percepibile. E non a caso la comprensione di una composizione musicale avviene per innumerevoli ripetizioni del suo ascolto, fino a raggiungere nella memoria la compresenza di tutti i momenti che la compongono in un insieme statico risolto nell’attimo presente.
L’immediatezza istantanea dell’intuizione del fare sul piede è condizione stessa della sua autenticità come relazione di cura.
Qualsiasi secondario intervento calcolante, descrittivo, volontaristico dell’operatore, tradisce e limita la connessione con le dimensioni da cui trae linfa il sintomo per alludere al racconto di sé che il ricevente pone al proprio ascolto, come attenzione a sé nell’intenzione di riconoscersi.
E avviene come nella comprensione di un’interpretazione musicale, che l’interprete riconosca la trascendenza della fonte come testo (partitura) nell’ascolto che consente al pubblico.
La trascendenza è nell’ascolto: così come in un trattamento ai piedi essa avviene nel riconoscimento di sé da parte del ricevente, l’ascolto della propria melodia è l’identità stessa della sua salute.