L’andamento di una composizione musicale procede formando una linea di percorso che costituisce un discorso. L’ordine del discorso ha una sintassi, un lessico, una direzione di senso. Nel caso della musica polifonica, il discorso è dialogico: più voci si rispondono, propongono nuovi argomenti, variano tematiche già ascoltate, approfondiscono e indagano. La direzione di senso non è qui precostituita, ma si genera dallo scambio fra le linee melodiche.
Il discorso musicale si attua in parallelo quando il lavoro sul piede è condotto in guisa simile a quanto avviene tra le voci di una composizione: diversamente da quanto avviene nel caso di massaggio del piede, in un trattamento le manovre/azioni in sequenza – effettuate dalle mani e dalle singole dita – costituiscono un discorso il cui senso/direzione/meta si delinea nel suo farsi. Nulla vi è di prescritto e stabilito dall’inizio.
Questa dimensione di àlea rappresenta la libertà di indagine che sfugge agli schemi generali, alle “mappe” che organizzano il piede per punti, zone e successioni ordinate di manovre. Seguire meccanicamente mappe non offre particolari opportunità di conoscenza, e anche le risultanze negli effetti di riequilibrio e omeostasi dei sistemi del corpo sono di molto ridotte a fronte di quanto può conseguirsi affrontando il dialogo mani/piede con spirito musicale, là dove schemi precostituiti rappresentano appunto mappe (ovvero ottiche, prospettive ideali) ma non il territorio nella sua “realtà”.
E’ soltanto con questo spirito libero “improvvisativo” di indagine (riconoscendo di volta in volta quanto ha da dire il piede) che il piede si manifesta ogni volta con il fascino di una visione nuova: cade la mente condizionata e l’esperienza degli altri piedi già indagati sostiene la capacità di ascolto e comprensione delle mani, ma senza prevaricare la scoperta delle sottigliezze del disegno che il discorso del trattamento fa emergere. Il piede diventa come tridimensionale, dà l’emozione della prima volta, la mente non lo incasella nel serbatoio del già visto, che già si conosce e che per questo non dà più emozione.
All’attualità irripetibile di queste linee sottili si può corrispondere con le mani in modo da sconfiggere l’estrema solitudine del sintomo, la quale rappresenta il guardiano della soglia oltre cui si scorge l’intrico di radici ove si può dipanare una linea essenziale, che esegue la melodia più armonica per il tronco e la chioma dell’albero metafora del corpo del ricevente.