La via cinestesica alla conoscenza

La nostra cultura ci ha insegnato a fidarci della mente, della ragione discorsiva e del linguaggio verbale come mezzi assoluti per conoscere il mondo. Crediamo che la verità sia contenuta in ciò che possiamo dire, leggere o rappresentare mentalmente. La via intellettuale è l’unica a essere considerata “concreta” e legittima, fonte di autorevolezza e di riconoscimento sociale.

Tuttavia, chi è in un percorso spirituale e la moderna filosofia (dalla fenomenologia alla critica linguistica) osservano un limite cruciale: il linguaggio è intrinsecamente privo di “consistenza materica”. Tanto è vero che i domìni del tatto, dell’olfatto e del gusto sfuggono all’apprendimento dei modelli linguistici dell’intelligenza artificiale, che genera testi e immagini ma non genera odori, sapori ed esperienze tattili.

La conoscenza virtuale contro la conoscenza reale

La radice di questo limite risiede nel modo in cui pensiamo:

  1. Il vizio della rappresentazione: fino dall’antichità, la filosofia ha creato una distanza tra il soggetto che conosce (la mente) e l’oggetto conosciuto (la materia). Tra i due si interpone l’idea o la parola, che sono solo una rappresentazione soggettiva della realtà, non la realtà stessa. Questa distanza trasforma la conoscenza in qualcosa di virtuale, astratto e non immediato.
  2. Il silenzio necessario: il linguaggio si struttura per divenire un “labirinto che cita solo sé stesso”, incapace di farsi ponte verso l’Essere.

In sostanza, la mente disincarnata ci relega in un orizzonte coscienziale limitato, che alimenta separazione, ansia, sofferenza psicologica e squilibri del corpo.

La rivoluzione del corpo e della materia

Contro questa visione “aerea” e virtuale, purtroppo dominante, la via esperienziale cinestesica propone una rivoluzione gnoseologica (della conoscenza), affermando che il corpo è il veicolo originario e non mediato della verità.

  • Primato della sensazione e del contatto: La filosofia del corpo, guidata da pensatori come Merleau-Ponty, respinge il dualismo mente-corpo. Non siamo solo una “mente” che usa un corpo, ma siamo un corpo-proprio (il corpo vissuto e percepito dalla soggettività) immerso nell’esperienza. I sensi della distanza (vista, udito) favoriscono l’astrazione, mentre i sensi di contatto e immediatezza (come il tatto e l’olfatto) sono fondamentali per cogliere le proprietà essenziali del vivente e per orientarci.
  • La Verità nell’agire (prassi): La validità della conoscenza non sta solo nella logica, ma nell’agire, nel fare esperienza. La cinestesia — il sentire il proprio corpo in movimento — è l’espressione più pura dell’agire. 

 

Il piede come soluzione ontologica

Nel XX secolo, sia la filosofia continentale che quella analitica hanno messo in discussione l’autosufficienza del logos, evidenziando come il linguaggio possa costituire un sistema chiuso e inadeguato a cogliere l’ontologico, la realtà delle cose.
Nel Tractatus logico-philosophicus Ludwig Wittgenstein giunge alla celebre conclusione che “Di ciò di cui non si può parlare si deve tacere”. Il silenzio non è inteso come una sconfitta del pensiero, ma come una consapevolezza lucida dell’esistenza di una dimensione che si colloca al di là del mondo dei fatti, la quale non può essere afferrata dal linguaggio di tipo rappresentativo. Questa critica trova riscontro in Paul Ricoeur, che lungo la sua opera si confronta costantemente con i limiti del linguaggio. Sebbene la parola sia capace di dischiudere orizzonti di senso (come nel racconto psicoanalitico o nel mito), essa è anche associata alla “dispersione” e alla “confusione” (come narrato nel Mito di Babele). Similmente la tesi antica di Gorgia, secondo cui l’Essere, se anche fosse comprensibile, non potrebbe essere comunicato, riemerge nel dibattito moderno. 

La mia Via Iniziatica del Piede si pone come espressione di un’epistemologia incarnata. Rifiutando la conoscenza che si limita a rappresentare (astrazione mentale), essa abbraccia la conoscenza che si manifesta nel movimento continuo e nel contatto diretto.

Un aspetto cruciale di questa svolta corporea è il rifiuto implicito della gerarchia sensoriale platonica e cartesiana, che privilegia i sensi della distanza (vista e udito). Questi sensi, operando a distanza, favoriscono l’oggettivazione e, di conseguenza, la rappresentazione mentale. Al contrario, la cinestesia e i sensi “minori” come tatto, olfatto e gusto sono sensi di contatto e immediatezza materiale. Essi sono “corporei” e forniscono una conoscenza essenziale che sfugge alla concettualizzazione. L’enfasi sulla sinestesia e sul tatto rappresenta una strategia filosofica per attaccare il razionalismo alla sua radice percettiva, privilegiando la conoscenza non mediata e la presenza rispetto alla mera rappresentazione.

La Via Iniziatica del Piede si identifica con il metodo di Riflessologia Plantare Taoista Musicale sviluppato da Roberto Ellero. Questo approccio non è una semplice tecnica di manipolazione ed esplorazione del piede, ma un rito coscienziale e un cammino trasformativo che eleva il contatto fisico a mezzo di accesso alla verità ontologica, distinguendosi nettamente dalle varie riflessologie plantari tradizionali.

Il primato cinestesico (ascolto tattile) e la critica all’approccio linguaggio/visivo: il mio metodo rovescia la gerarchia sensoriale occidentale, privilegiando l’approccio uditivo/tattile rispetto a quello visivo. L’operatore sceglie di “ascoltare il piede” (la sua musica e le sue frequenze) tramite un “ascolto tattile” (o sesto senso) delle mani, piuttosto che osservarlo e manipolarlo guidato dalla vista. Questo approccio è cruciale poiché la tradizione visiva (greco-latina) tende a oggettivare la realtà, inducendo estraniazione, distanza ed esilio, e permette il possesso egocentrico della verità. L’ascolto tattile, al contrario, esige un atteggiamento di umile accoglienza e fraternità.
Solo nella sospensione del tempo che segue le percezioni acustiche e tattili, la vista può fissare l’idea atemporale dell’essenza, confermando il primato dell’esperienza sensoriale immediata.

Liberazione dello spirito (contemplazione non-dualistica): la via del piede è intrinsecamente spirituale. L’obiettivo ultimo di ogni mio trattamento del piede è la contemplazione non-duale e lo stato di unione (Samadhi), superando la distinzione tra soggetto e oggetto. Agendo sul piede, visto come un “microcosmo” e un “libro” che racchiude la storia della persona, il trattamento mira ad armonizzare e risvegliare l’energia vitale (prana) a livelli multipli di essere: fisico, eterico, emotivo, mentale e spirituale. La trasformazione avviene quando l’operatore, attraverso l’intenzione non-duale, facilita l’unione tra la Pura Coscienza (il Sé) e l’energia dinamica. Il piede, interpretato come un portale cosmico, connette l’energia Yin (Terra, il tallone) con l’energia Yang (Cielo, le mani dell’operatore), radicando la stabilità materiale per facilitare la percezione dell’essenza animica. La liberazione dello spirito “intrappolato” si traduce nel ripristino dell’armonia dalle “dissonanze” interne della persona, attraverso un riallineamento energetico.

Il piede è l’organo che:

  1. Stabilisce il grounding: Ci connette fisicamente e spiritualmente alla Terra, il simbolo della Materia. Questo radicamento (Grounding) è l’antitesi della virtualità e ci riporta alla “logica materiale e concreta”.
  2. Libera lo spirito: Attraverso il contatto consapevole, si inverte la tendenza all’astrazione, permettendo all’energia dinamica dello spirito, “intrappolata” negli schemi mentali, di liberarsi e di compiere un cammino di trasmutazione che va “Dai Piedi al Cielo”.

Solo accettando la materialità del nostro corpo e del nostro cammino possiamo accedere alla verità che il linguaggio da solo non può contenere.

Dalla parola al piede: la via iniziatica per liberare lo spirito nella materia

Viviamo in un mondo dominato dal linguaggio e dalle idee. Crediamo che la vera conoscenza si trovi nella parola, nell’astrazione mentale, in ciò che possiamo “vedere” o concettualizzare. Ma cosa succede se questo approccio ci allontana dalla verità più profonda, quella che risiede nella materia viva di cui siamo fatti?

Nella mia esperienza, la conoscenza puramente mentale è una “conoscenza virtuale”, un’ombra distante che non riesce ad afferrare la realtà nella sua pienezza. Il linguaggio, con la sua natura non-materiale, crea un filtro tra noi e il mondo, trasformando la presenza immediata in una mera rappresentazione.

È qui che entra in gioco la Via iniziatica del piede: il mio personale percorso che bypassa il filtro concettuale e riconnette alla conoscenza reale, diretta e corporea.

L’ascolto tattile: quando il piede “parla”

Se il linguaggio e la vista tendono a oggettivare, a creare distanza ed esilio, la via cinestesica (l’esperienza del movimento e del tatto) ci riporta all’immediatezza del contatto.

La mia pratica di Riflessologia Plantare Taoista Musicale non è una semplice esplorazione fisica: è un rito coscienziale che privilegia l’ascolto tattile . Non si tratta di “leggere” il piede con la vista, ma di ascoltare la sua musica e le sue frequenze attraverso la sensibilità delle mani, un vero e proprio sesto senso che ho costruito elaborando vissuti e ascolto della musica colta occidentale.

  • Il ruolo del tatto: Le nostre mani diventano il veicolo attraverso cui la coscienza si diffonde nel mondo. Il tatto crea una conoscenza che è presenza, non distanza, consentendoci di entrare nella materia del piede esplorandolo con le mani.
  • Il ruolo dell’olfatto: L’ambiente stesso del trattamento è un Maṇḍala sensoriale. L’olfatto, stimolato da oli essenziali delicati, ha il compito cruciale di mantenere la tua attenzione ancorata nel corpo e nel momento presente, contrastando la dissociazione e l’iperattività mentale. Anche l’allestimento dello spazio della pratica è intenzionalmente ritualizzato per supportare la trasformazione coscienziale.

Solo in questa sospensione del tempo che segue le percezioni acustiche e tattili, si può accedere all’idea atemporale della propria essenza.

Il piede come radice e portale cosmico

Il piede è molto più di un organo di supporto: è il punto di massimo ancoraggio alla Terra (la Materia). Simboleggia e incarna le nostre radici, fisiche e spirituali, essenziali per la stabilità e l’equilibrio.

Il metodo “Dai Piedi al Cielo” è un percorso di liberazione dello spirito intrappolato.

  1. Lo spirito intrappolato: Lo spirito, o Sé transpersonale, può rimanere “intrappolato” da schemi emotivi rigidi, eggrègore, credenze culturali, configurazioni mentali ormai superate. La conoscenza puramente verbale non è sufficiente per liberarlo.
  2. L’accesso iniziatico: Il piede è visto come un microcosmo, un “libro” che contiene la tua storia . È un portale cosmico dove l’energia Yin (Terra, il tallone) incontra l’energia Yang (Cielo, le mani dell’operatore).
  3. La trasmutazione: Il trattamento è un processo di trasmutazione. Agendo sul piede, si lavora simultaneamente sui livelli fisico, eterico, emotivo, mentale e spirituale . Il contatto diretto con la materia (il piede sulla Terra) sblocca l’energia in consapevolezza superiore, ripristinando l’armonia interiore .


La salute integrale: le controindicazioni della mente disincarnata

La dicotomia tra conoscenza mentale e conoscenza corporea non è solo una questione filosofica, ma ha profonde implicazioni per il nostro benessere e la nostra salute.

So per esperienza diretta che quando si privilegia la via mentale/verbale, limitando o ignorando l’esperienza somatica del tatto, dell’olfatto e della cinestesia, si crea un vero e proprio divario mente-corpo (mind-body gap).
Questo squilibrio, molto frequente, porta a:

  • dissociazione e ansia: L’individuo, non essendo più saldamente ancorato nel corpo e nel momento presente, è a rischio di dissociazione, ansia o iperattivazione, con conseguenti contrazione, infiammazione e disturbi psicosomatici.
  • malessere psicofisico: L’energia dinamica dello spirito e della vita (il prana), anziché fluire liberamente, rimane intrappolata in “vecchie configurazioni” e “fattori di stabilizzazione dell’io”, come schemi emotivi e credenze culturali, condizionamenti familiari anche transgenerazionali. Tali tensioni non risolte si manifestano in dissonanze interne che possono generare malessere fisico e psicologico.

Per questo, la mia Via Iniziatica del piede non è solamente un percorso di conoscenza, ma ha configurato nel tempo una potente metodologia per l’integrazione e la trasformazione personale. Il riallineamento energetico che avviene attraverso il radicamento nel piede della persona non è solo un beneficio spirituale, ma l’atto pratico per coltivare una connessione più equilibrata tra corpo e mente, migliorando il benessere emotivo e fisico a lungo termine.

Invito a non rimanere nella dimensione verbale della lettura, e a sperimentare questa via di conoscenza reale nei miei trattamenti ai piedi: non attraverso ciò che pensi, ma attraverso ciò che sei e senti, con i piedi saldi sul suolo.

 




Roberto Ellero
Operatore olistico di riflessologia plantare taoista musicale. L'esperienza di vita è unica, individuale. Ma d'altra parte si usa parlare di metodi di riflessologia plantare. Per praticità, definisco il mio rapporto col piede come metodo di riflessologia plantare musicale. Coincide col mio dharma. Esso deriva dall’integrazione interiore alchemica di vari strumenti di indagine, con cui ho ampliato la mia coscienza e sensibilità, ne riporto alcuni: la pratica esecutiva e di ascolto nella musica colta occidentale, studi letterari e filosofici, l’utilizzo autoriale del Web e della multimedialità per approfondire le sinestesie, la pratica del tango argentino, la pratica devozionale tantrica di mano destra Guru Yoga nel buddhismo tibetano Karma Kagyu, la pratica tantrica di mano sinistra del trattamento taoista del piede. E' un metodo, ma funziona solo con le mie mani. Nei miei trattamenti coesistono vari approcci secondo la situazione di ciascun trattamento e ricevente: punti riflessi e canali energetici, sistema nervoso, circolazione sanguigna e linfatica, psicosomatica e corpi sottili, biorisonanza corporea musicale, massaggio, chakra riflessi sul piede, sacralità del tocco e sensorialità.