La bellezza dei piedi si accresce negli anni, nella libertà della coscienza la cui vita è il tempo: il tempo è il luogo della libertà.
Durante il trattamento ai piedi avviene un accompagnamento reciproco fra operatore e ricevente, nella consapevolezza di una certa condizione interiore, che dipende anche dalla sensazione che la vita che si vive è immersa in qualche cosa impossibile da comprendere.
La coscienza nell’operatore si espande, nell’accordo che suona l’unità della concentrazione contemplante su un punto specifico: il piede. Tutto il resto sparisce. L’espansione della coscienza deriva dalla percezione del campo d’informazione del ricevente, trasmesso dal piede.
Ma la coscienza è anche divisione, separazione, impossibilità della fusione di due in uno.
La percezione di questi tre aspetti (accompagnamento, accordo e separazione) si attua nel tempo del trattamento, un’ora o poco più. Esso si articola in una sequenza ordinata di azioni su punti e zone, riflessi del corpo, mai completamente preordinata. E’ come un canovaccio di commedia, dove le battute sono improvvisate dagli attori direttamente sulla scena, e possono variare di volta in volta.
Il tempo non è la sequenza, ma la sequenza è nel tempo. Se il tempo fosse la sequenza di punti lavorati sul piede, il tempo sarebbe spazializzato e perderebbe la sua natura, diventando territorio o meglio la sua mappa. In un certo senso, il tempo è la misura del divenire, della sequenza di punti lavorati.
Ma la misura formalizzata del movimento è troppo astratta per corrispondere alla realtà vissuta del trattamento al piede, che ha una natura psicologica, che attiene all’anima, Psyché: brezza di mare che spira dal piede.
Se rimaniamo attaccati all’aspetto formale, di tempo come misura, ci sfugge l’essenza del tempo, e questo sarebbe una grande perdita perché di tempo siamo fatti. Sapremmo soltanto di cosa il tempo sia misura, e cioè di movimenti, ma non ciò che esso è.
Ci avviciniamo alla realtà con la definizione di Plotino: il tempo, «immagine dell’eternità», è il movimento mediante il quale l’anima passa da uno stato all’altro della sua vita (Enneadi, III 7, 11-13). Il tempo è la vita dell’anima.
Il Tempo riposava nell’Essere ma, non avendo generato un prima e un dopo, e conservando la sua immobilità, non era ancora il tempo. Ma la natura irrequieta cominciò a muoversi e fu così che il tempo la seguì, per conservare il ricordo della precedente quiete e immobilità, si spezza l’unione originaria di essere e tempo: il tempo è immagine mobile dell’eternità.
Il divenire che conserva lo stato originario è l’anima, potenza inquieta che vuole far passare in altro ciò che aveva contemplato nel mondo trascendente dell’eterno. Il tempo è svolgimento di qualcosa che in sé non è tempo, qualcosa che in sé è eterno.
Il tempo non scorre inesorabile verso la decadenza e usura di ogni cosa, è l’espressione della vita dell’anima nella vita dell’uomo.
Lo testimonia il piede, se lo si contempla con la vista delle mani.
Con occhi tattili il piede si manifesta con età variabile. Può apparire giovane, oppure carico di passi, ma senza relazione alcuna col numero di anni del ricevente. Affonda la sua pianta nell’eterno.
Il piede non ha età: l’operatore che lo contempla col tatto ne avverte la natura irrequieta che attraversa tutte le fasi di vita della persona, vissute e ancora da vivere. Il trattamento allora è un sogno che condividiamo nel tempo.
Il cambiamento che conserva lo stato atemporale dell’essenza è l’anima, e – nel tempo del trattamento ai suoi piedi – il ricevente ricorda la propria essenza animica ed eterna, ritrova la direzione della propria vita, guidato da mille fili ma rimanendo libero.
Che il piede non abbia età è un fatto oggettivo che riscontro a ogni trattamento. La mia sensibilità tattile ascolta la musica del piede che promana dall’anima della persona, si svolge nel tempo, ha profondità e risonanza maggiore in proporzione all’esperienza di vita del ricevente: l’intensità di percezione e l’ampliamento della coscienza sono proporzionati ai passi fatti nella vita, il piede conserva e trasmette alle mani sensibili tutti i luoghi incontrati nel proprio cammino, tutti i modi d’essere dall’infanzia alla giovinezza, all’età matura, alla vecchiaia.
Nei piedi di una donna anziana sento i piedi della sua giovinezza, come compresenti e attuali.
Per questo nella mia esperienza la bellezza dei piedi si accresce col tempo, nella libertà della coscienza la cui vita è il tempo: il tempo è il luogo della libertà.