Pubblico alcune brevi accenni favolistici per indicare come dietro le tecniche e le competenze vi sia nell’operatore un’interiorità che si realizza in un percorso di vita.
Era un uomo calvo, così calvo che la sua testa sembrava un candido globo sospeso tra le spalle. Ma la sua peculiarità non risiedeva nella mancanza di capelli, ma in un’insolita percezione del mondo: per lui i piedi delle donne erano strumenti musicali, sofisticati strumenti a corda che vibravano di melodie nascoste.
Ogni donna, camminando, componeva una sinfonia preziosa. C’era chi danzava un aereo valzer, chi incedeva con la maestosità di un inno religioso, e chi sussurrava una malinconica ballata. L’uomo calvo le ascoltava con un’intensità tale da far impallidire qualsiasi musicista.
Le sue dita, lunghe e delicate, erano i suoi archetti, i suoi plettri. Le posava sulle piante dei piedi femminili, sentendone le pulsazioni, le vibrazioni, le impercettibili variazioni di tono. E in quel tocco, in quell’ascolto attento, si compiva un miracolo.
C’era una donna, giovane e sofferente, che aveva perso la gioia di vivere. Il suo cuore era un tamburo sordo, il suo passo un lento e doloroso strascico. L’uomo calvo, avvicinandosi a lei, sentì una dissonanza lacerante. Non era una melodia, ma un grido muto di dolore.
Con delicatezza, posò le sue dita sui piedi della donna. All’inizio, lei si ritrasse, spaventata da quel gesto inusuale. Ma l’uomo calvo continuò, con pazienza e dolcezza, a esplorare le sue piante, cercando le note stonate, le corde non accordate.
Poco a poco, la donna si rilassò, sentendo un calore diffondersi dal punto di contatto. Le dita dell’uomo calvo sembravano danzare sulle sue piante, intrecciando le note dissonanti in una melodia nuova, armoniosa.
Quando l’uomo calvo si ritirò, la donna si alzò in piedi. Sentiva una leggerezza che non provava da tempo. Il suo cuore batteva un ritmo allegro, il suo passo era elastico e sicuro. Era come se avesse riacquistato la sua anima, perduta nei meandri della sofferenza.
Da quel giorno, l’uomo calvo divenne famoso: le donne, da ogni parte, venivano da lui per farsi “suonare”. E lui, con le sue dita magiche, le risanava, le liberava dai fardelli che le opprimevano.
Ma la sua più grande soddisfazione era quella di ascoltare le melodie del mondo, di percepire la bellezza nascosta in ogni essere umano. E così il calvo arpista iniziò a viaggiare, portando la sua musica di guarigione ovunque andasse.