L’impulso a dare senso al mondo è una delle forze motrici della coscienza umana. Questo impulso si cristallizza nella creazione di simboli, mediatori fra la nostra realtà interiore e l’immensità del cosmo. Al vertice di questa urgenza simbolica troviamo il concetto di totem, non solo un relitto antropologico ma un meccanismo strutturante della mente umana.
Il totem, come analizzato dall’antropologia strutturale (in particolare da Claude Lévi-Strauss), trascende il misticismo primitivo per diventare un operatore logico-simbolico. È il sistema attraverso cui le prime società hanno imparato a classificare e ordinare la realtà, proiettando le differenze fra le specie naturali (leoni, aquile, querce, ecc.) sulle differenze fra i gruppi umani (i clan). Il totem stabilisce l’identità, impone la struttura sociale (attraverso l’esogamia e i tabù) e ha la funzione di ponte sacro fra il mondo profano e quello spirituale.
La contemplazione del totem è l’atto fondante con cui l’essere umano riconosce la propria genealogia non solo biologica ma cosmica, e stabilisce il proprio posto nel grande disegno dell’esistenza.
La pianta del piede: un asse del mondo verticale e tattile
Applicando questa logica al corpo, possiamo eleggere a ruolo di totem sacro la pianta del piede femminile, in una specifica e potente configurazione: eretta, con il tallone a contatto con la terra e le dita tese a fendere l’aria verso il cielo, come avviene nel setting di riflessologia plantare.
Nonostante tutti i riferimenti a cose conosciute, anche importanti, quando ho davanti agli occhi le piante dei piedi prende la mia attenzione più viva quello che c’è dietro le dita dei piedi: è un richiamo di qualche cosa che non è manifesto, ma c’è. La scelta di focalizzare la contemplazione sul piede femminile come totem non è casuale, ma affonda le radici in una profonda logica simbolica: mentre il piede maschile è funzionale alla conquista orizzontale dello spazio, all’avanzamento e al potere temporale, il piede di donna detiene, in molte tradizioni mistiche e mitologiche, una potente forza di elevazione e di connessione verticale. Questa specificità si lega al concetto di femminile sacro come veicolo e mediatore delle energie cosmiche. La postura eretta della pianta, con le dita protese al cielo, amplifica questo archetipo: se il tallone femminile resta radicato per la sua funzione generatrice e di terra madre (l’immanenza), la sua architettura generale, e la sua leggerezza strutturale nel movimento, rendono il piede particolarmente adatto a simboleggiare l’ascesa mistica. In questo senso, la pianta del piede femminile non è solo una mappa anatomica, ma un totem vivente che incarna la capacità di canalizzare il potere ascensionale verso il trascendente, fungendo da ponte privilegiato per abitare lo spazio sacro dell’energia celeste.
Nella postura innaturale e deliberata del setting di riflessologia plantare, in cui la persona che riceve è supina sul lettino, il piede rigetta la sua ordinaria posa orizzontale aderente alla terra e si trasforma in un asse del mondo (axis mundi) in miniatura, un canale vibrazionale e strutturale che connette tre livelli cosmici:
- Il tallone a terra (l’immanenza): è l’ancoraggio, la base massiccia del totem. Simboleggia la terra madre (tellus mater), il piano dell’immanenza, della stabilità e dell’eredità. Rappresenta la memoria genetica, il primo chakra, l’origine materiale e la forza nutritiva che lega la donna al ciclo ininterrotto della vita e ai riti di fertilità.
- Le dita verso il cielo (la trascendenza): sono il vertice (la cima totemica), l’estremità più aerea e spirituale. Simboleggiano l’aspirazione al trascendente, la ricezione dell’intuizione e la comunicazione con le energie eteree, settimo chakra. È il gesto di invocazione e di apertura al divino.
- L’arco plantare e la pianta (il mondo di mezzo): è il corpo del totem, la superficie sensibile e ricca di terminazioni nervose che media tra i due piani. Rappresenta il mondo esperienziale, il cammino percorso e la capacità di tradurre le forze celesti in azione terrena.
Questa immagine corporea incarna la profonda dualità iniziatica del femminile che attua l’ascensione mistica: la capacità di essere saldamente radicata, fertile e concreta pur mantenendo una tensione verticale costante verso l’elevazione e la conoscenza.
Dai piedi al cielo: il tocco terapeutico e il mistero rivelato
Il setting di riflessologia plantare che attuo nel mio studio Dai Piedi al Cielo è il luogo in cui questo totem simbolico si manifesta nella realtà terapeutica. Affinché la cura abbia luogo, la persona ricevente compie l’atto fondamentale di rompere il tabù: nelle società umane, il piede è spesso circondato da una doppia aura. E’ considerato impuro (tocca lo sporco) o vulnerabile (deve essere protetto). L’atto di esporre la pianta, elevandola intenzionalmente all’altezza degli occhi e delle mani dell’operatore, è l’ingresso in un tempo e spazio rituali, non ordinari.
Per l’operatore il piede diviene la mappa vivente e il totem da intuire, nelle sue facce: pianta, dorso e fianchi. La contemplazione del piede non è un’osservazione anatomica, ma una lettura diagnostica e spirituale che apre alla relazione:
- I segni totemici: le tensioni, le callosità, le variazioni di temperatura e colore (i “segni” impressi sul totem), le varianti sottili energetiche, sono i simboli che narrano la storia e i blocchi somatizzati dell’individuo.
- La funzione di mediatore: Il riflessologo agisce come lo sciamano, il mediatore che – attraverso il tocco consapevole – traduce il linguaggio muto del corpo (il contenuto) per ripristinare il dialogo tra l’ancoraggio (il tallone) e l’aspirazione (le dita).
Tango, scarpa e piede: la continuità del mistero dionisiaco
Questa ritualità del piede trova il suo nesso simbolico più alto e dinamico con il mio percorso personale nel tango argentino, che ho praticato intensivamente per molti anni (come racconto nella sezione “Il mio percorso” di questo sito). La tensione drammatica e la fusione estatica della danza sono anch’esse un potente rito di accesso al sacro.
Il legame si manifesta in modo eloquente nell’opera (live performance) dell’artista Corrado Meneguzzo, autore del “totem tanguero” scolpito durante una milonga. Vedi su YouTube: Tango Live Performance dell’artista Corrado Meneguzzo, video che ho realizzato nel luglio del 2013, in cui si assiste alla realizzazione del totem. In essa, si celebra la complementarietà iniziatica tra forma e contenuto:
- Totem del contenitore (la scarpa verticale di ballerina di tango): Il totem tanguero, nel suo simbolismo, eleva la scarpa di ballerina in una sorta di vetrina d’arte sacra. Essa è il contenitore formale e il simbolo della disciplina, il guscio di cuoio che, attraverso la tecnica e la precisione, rende possibile la trascendenza nel movimento. È un voto alla perfezione dell’atto artistico. Qui l’artista è un calzolaio che serve il:
- Totem del contenuto (il piede verticale): In riflessologia, contempliamo il piede nudo, l’energia e l’essenza viva che la scarpa accoglie contiene e ospita. Esso è il totem del riflessologo plantare, la sorgente corporea da cui emana il potenziale di guarigione, di energia primordiale e di memoria somatica.
Il nesso di continuità si realizza pienamente nella logica del mistero iniziatico incentrato sull’energia femminile (ricezione, intuizione, trasformazione): funzione iniziatica, il corpo come rivelazione. L’atto di esporre il piede è la rivelazione del contenuto più intimo. Il tabù (la parte nascosta, il vulnus somatizzato) viene rotto ritualmente per permettere all’operatore l’accesso all’energia mistica. La riflessologia è la discesa terapeutica nel corpo (la lettura della mappa) per risvegliare l’asse verticale e porre in equilibrio la circolarità delle energie della dualità.
In sintesi, il totem tanguero con la scarpa è la celebrazione esteriore e artistica dell’asse sacro e della tensione anelante al cielo. La verticalizzata pianta del piede in riflessologia è la sua rivelazione interiore e terapeutica, dove il tocco delle mani e l’atto della contemplazione consentono finalmente di abitare lo spazio sacro di un’energia mistica e di ritrovare l’equilibrio perduto tra terra e cielo.
Questa mia personale ricerca della verticalità mistica della pianta del piede è originale, in quanto non trova riscontro in rappresentazioni esplicite della pianta del piede femminile eretta con la specifica posa “tallone a terra e dita verso il cielo” come totem consapevole nella storia dell’arte occidentale.
Del resto, è noto che la rappresentazione della pianta del piede come “mappa” o totem è una tradizione più radicata nella medicina e tradizioni sacre orientali che non nell’arte figurativa occidentale. L’arte occidentale tende a rappresentare il piede per la sua funzione narrativa, allegorica, o talvolta erotica, ma raramente come un diagramma mistico o terapeutico da contemplare in verticale.
L’arte occidentale ha riconosciuto il forte simbolismo del piede (piede nudo come umiltà, piede calzato come status), ma la specifica immagine della pianta del piede femminile verticalizzata come totem contemplativo è un concetto che emerge o si sviluppa pienamente in ambiti esterni al canone figurativo storico, come le arti performative e, più recentemente, la fotografia e l’arte contemporanea legate al corpo e alla terapia.
Se l’iconografia storica occidentale non offre l’immagine esatta della “pianta del piede femminile eretta come totem mistico” per via dei tabù figurativi e non essendo presente nei topoi della tradizione, le arti performative, la fotografia e l’arte contemporanea hanno superato questi vincoli, trasformando il corpo (e le sue parti nascoste) in un sito di ritualità, di mappa e di guarigione. In questi ambiti, l’esposizione della pianta del piede, e la sua verticalizzazione, acquisiscono pienamente la funzione simbolica e mistica che stiamo esplorando.
In particolare, esistono serie fotografiche o installazioni artistiche (spesso nel campo della Body Art o dell’arte legata al benessere olistico) che utilizzano immagini stilizzate o manipolate della pianta del piede. Queste opere mostrano il piede non come organo, ma come una mappa segnata da punti energetici o linee, in chiaro riferimento alla riflessologia o all’agopuntura. In questo caso, la fotografia documenta il piede come un totem terapeutico e in generale di conoscenza esoterica, dove la sua verticalità suggerisce la proiezione dell’intera mappa corporea.
Nel campo dell’arte che dialoga con la guarigione e la consapevolezza corporea, la pianta eretta diviene un simbolo di rivelazione: esporre queste matrici è un atto che sacralizza la parte nascosta, celebrando il piede come sorgente di energia primordiale e di memoria somatica.
Il contesto dell’arte contemporanea, della fotografia e delle pratiche olistiche fornisce gli esempi più calzanti e diretti della pianta del piede femminile eretta come totem e mappa mistica, superando i tabù figurativi storici.
Questi ambiti trattano la pianta del piede come un frammento anatomico decontestualizzato, perfetto per trasformarlo in un simbolo sacro, diagnostico e ascensionale.
Fotografia concettuale e riferimento alla mappatura (totem come diagramma)
La fotografia concettuale utilizza la pianta del piede per esplicitare il suo ruolo di microsistema e mappa corporea, trasformando la visione del riflessologo in un’immagine monumentale.
- Fotografie terapeutiche animate: esistono serie artistiche e didattiche in cui l’immagine della pianta del piede nuda è manipolata digitalmente o fotograficamente per evidenziare le zone riflesse. La pianta viene spesso raffigurata in primo piano, con le mappe anatomiche e le etichette degli organi sovrapposte. Sebbene queste immagini non siano sempre in posa eretta (tallone a terra), l’atto di isolare la pianta e applicarvi una cartografia esoterica ne conferma il ruolo di totem di conoscenza, dove la contemplazione equivale alla diagnosi.
- Astri e geometrie sul piede: alcuni artisti utilizzano la fotografia per proiettare sul piede figure geometriche, mandala o costellazioni. In queste opere, il piede (spesso femminile, per la sua associazione al sacro ricettivo) è il punto d’incontro tra il microcosmo e il macrocosmo: un oggetto sacro che, pur restando fisico, viene elevato a rappresentazione dell’universo.
Body mapping e colore (totem energizzato)
L’arte della mappatura corporea (body mapping) rende la pianta del piede un totem attivo e colorato, dove la pittura trasforma il tabù anatomico in una rivelazione energetica.
- Pittura delle zone riflesse: Il body mapping in contesti terapeutici ed espressivi spesso include la pittura della pianta del piede per evidenziare i percorsi energetici o le aree di blocco/rilascio. L’artista o il partecipante dipinge la propria pianta nuda (magari con i colori dei chakra o dei canali energetici) e poi la stampa, lasciando un’impronta totemica. L’atto di mostrare in seguito il piede dipinto o la sua impronta è la rivelazione del contenuto interiore tramite il colore, enfatizzando come la pianta sia il “quadro” del benessere.
- Performance terapeutiche con impronte: In alcune performance artistiche, gli esecutori imprimono sul terreno o su tele verticali la traccia colorata della loro pianta. Questo gesto rituale, che coinvolge il piede femminile, simboleggia l’atto di lasciare una traccia cosciente del proprio percorso di guarigione e spirituale (l’asse ripristinato che cammina sulla terra).
Installazioni mistiche con calchi in gesso (totem monumentale)
I calchi tridimensionali trasformano la pianta del piede da organo vivo in una reliquia sacra, perfetta per un’installazione totemica.
- Calchi di corpi-non-conformi: nel contesto dell’arte che celebra la diversità e la guarigione (come l’evento “The Ballad of Human Mutations”, che include la fotografia e la scultura), l’artista Aliteia ha utilizzato installazioni scultoree e calchi per rappresentare le deformità di mani e piedi legate a patologie. Esporre calchi di piedi “non-conformi” (spesso in gesso o resina, dunque in verticale o su piedistalli) è un atto di sacralizzazione dell’imperfezione. Questi calchi agiscono da totem che ridefiniscono la bellezza fuori dai canoni classici.
- Installazioni mistiche della memoria: molti artisti utilizzano calchi di mani e piedi per catturare e celebrare momenti di vita, come la maternità o la guarigione. L’installazione di un calco di una pianta del piede femminile isolata, elevata e illuminata, lo trasforma in un totem della memoria somatica, dove la forma tangibile racconta una storia intima, completando l’atto iniziatico della riflessologia: la mano che tocca il piede per creare un ricordo di guarigione perenne.
Questi esempi dimostrano come il concetto di totem iniziatico della pianta eretta, come nell’esempio del totem tanguero sopra citato, sia profondamente attuale nelle discipline artistiche che esplorano il corpo come linguaggio e come confine tra l’io e il trascendente.