piedi e montagna, riflessologia plantare e climbing

Ho fatto trattamenti di riflessologia plantare taoista a un’arrampicatrice con una grande passione per la montagna in tutte le sue sfumature, simile alla mia passione per il piede.
Parlando delle nostre passioni sono venute fuori alcune interessanti analogie, nonostante l’apparente diversità di queste attività. La più immediata è lo stato di benessere che segue all’attività: dopo ore di arrampicata in parete di montagna tra cenge, ghiaioni e sentieri, come dopo un trattamento ai piedi, si è in una dimensione non ordinaria di grande serenità e di profonda calma, la cui descrizione a parole sarebbe fuorviante, per intuirla è necessaria la pratica.

Questa esperienza suggerisce che ci sia un’analogia a monte, che riguarda il terreno di azione: la roccia e il piede. Cercare con le dita del piede i punti di attacco per salire sulla parete, e cercare con le dita della mano i punti nel piede nella sequenza del percorso di una mappa di riflessologia, comporta la connessione con la Natura.
Nel microcosmo del piede gli antichi taoisti hanno disegnato mappe con catene montuose, laghi, promontori, fiumi, oceani e astri. Nel macrocosmo della montagna i minimi anfratti cui aggrapparsi nell’arrampicata richiamano profondità nascoste, impongono l’acutezza salvifica dello sguardo, costringono il piede a tradurre il dato visivo in certezza tattile.

Nella traiettoria ascensionale dalla terra al cielo, comune alle due attività, il percorso del trattamento si svolge seguendo un sentiero che – sempre diverso – esplora con le mani la pianta, i lati e il dorso del piede, unifica all’essere naturale la propria intenzione all’ascolto dell’altro: la realtà del mondo si fa esperienza, da parola la mappa diventa territorio, Natura.

Il percorso verso la vetta è l’incontro del microcosmo piede con il macrocosmo montagna, l’inorganica pietra e i piedi conversano con un linguaggio antico che riporta all’essenza simbolica dell’ascolto e alla risonanza con l’energia della Natura: per risuonare serve una cassa armonica, uno spazio vuoto, privo di scopo (Wu Wei, non azione).
Ci siamo trovati nella libertà di muoversi col piede senza che l’arrampicare o il trattamento siano un fare, ma l’accordo con l’equilibrio naturale: da qui probabilmente la placida calma che si sperimenta dopo.

E poi, durante i trattamenti i suoi piedi mi hanno trasmesso l’energia della pietra, ma questo richiederà un nuovo approfondimento.

 




Roberto Ellero
Operatore olistico di riflessologia plantare taoista musicale. L'esperienza di vita è unica, individuale. Ma d'altra parte si usa parlare di metodi di riflessologia plantare. Per praticità, definisco il mio rapporto col piede come metodo di riflessologia plantare musicale. Coincide col mio dharma. Esso deriva dall’integrazione interiore alchemica di vari strumenti di indagine, con cui ho ampliato la mia coscienza e sensibilità, ne riporto alcuni: la pratica esecutiva e di ascolto nella musica colta occidentale, studi letterari e filosofici, l’utilizzo autoriale del Web e della multimedialità per approfondire le sinestesie, la pratica del tango argentino, la pratica devozionale tantrica di mano destra Guru Yoga nel buddhismo tibetano Karma Kagyu, la pratica tantrica di mano sinistra del trattamento taoista del piede. E' un metodo, ma funziona solo con le mie mani.